Le due bandiere (di Valentina Ruozi)

Il primo aprile 2005 davanti al cancello di Villa Rossi, ho incontrato l’ex partigiano Glauco Monducci (Gordon) e l’ex staffetta Giovanna Quadreri che contribuirono con le loro gesta all’attacco del Comando Tedesco insediato all’interno di Villa Rossi. Giovanna Quadreri aveva accompagnato da Valestra a Cà del Lupo nella notte dal 25 al 26 marzo 1945, il gruppo attaccante formato da paracadutisti inglesi al comando di Roy Farran, dai Gufi Neri comandati da Glauco Monducci (Gordon), garibaldini al comando di Gianni Farri e partigiani russi al comando del Ten. Pirogov (Modena). Giovanna all’epoca aveva 16 anni, era una ragazzina come molte altre, quasi invisibile agli occhi dei tedeschi per la sua naturalezza e semplicità, ma al tempo utilissima al corpo dei partigiani per la sua velocità nel comunicare informazioni per il suo ingegno e il suo zelo.

Proprio grazie alla sua giovinezza e dedizione riusciva a percorrere tratti di strada anche molto lunghi, trasportando armi o anche oggetti assai compromettenti. Durante questo percorso, cos’ impervio e colmo di pericoli, a guidare l’animo dei partigiani fu una bandiera: la bandiera dei Gufi Neri. Essa fu realizzata non molto tempo prima dell’attacco dal Vicecomandante Giulio Davoli (Kiss) e venne ricavata da un lembo di paracadute di colore giallo sul quale fu cucita l’immagine di un gufo nero. A questa bandiera, a questo simbolo, sono tutt’oggi legate le speranze e le battaglie personali di coloro che durante la frenetica e nebbiosa notte tra il 26 e il 27 marzo 1945 agirono senza alcuna certezza nel futuro, ma con la sola speranza di essere finalmente liberi. La signora Quadreri ha conservato gelosamente fino ad oggi il simbolo nelle sue convinzioni e dei suoi sogni di ragazzina che credo l’abbiano accompagnata durante la sua vita.

Negli archivi della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia è stata recentemente rinvenuta un’altra bandiera, di stampo inglese, stendardo ei Gufi Neri, dimenticata per anni e che ha rischiato di essere distrutta poiché si credeva fosse un simbolo del regime tanto combattuto dai partigiani.

Certamente la bandiera originale, nonché quella che funse da stella polare per il centinaio di partigiani che si mossero quella notte alla volta di Villa Calvi e Villa Rossi è assai cara a tutti coloro che la riconobbero tra gli spari e il sangue, per capire i valori che guidarono il nostro popolo verso la libertà, affinché la memoria non diventi un frammento di vita, perso in un soffio di vento.

Valentina Ruozi